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Sì Presidente, vogliamo la pace.

Immagine del redattore: Luigi GattoneLuigi Gattone

Sì Signor Presidente, vogliamo la pace.



Sorvolando sulla banalizzazione della tragedia ucraina che deriva da queste parole, saremo sempre e comunque dalla parte della libertà e dei popoli oppressi, tutti, ma la scelta non è tra la Pace e “il termosifone acceso”.


La Pace, come risulta evidente non da ieri, non dal mese scorso, ma da un decennio, non si ottiene con le sanzioni. L’embargo del gas russo colpisce più noi che Mosca, costringendoci ad approvvigionarci (ad un maggior costo) oltreoceano: questa guerra, e le sue conseguenze, sacrificano l’Europa agli interessi delle superpotenze globali.


Infine, crediamo che la Politica non sia fatta di proclami, né di crociate ideologiche: la Politica deve essere concreta. E allora c'è un'altra verità, ed è che la Pace si otterrà in un solo modo: sedendosi ad un tavolo e negoziando. Ad oggi nessuno sta lavorando per questo: non Putin e non l'Occidente, niente più che uno spettatore, vigliaccamente solidale con la sofferenza di un popolo attraverso gli schermi digitali.


Sì Signor Presidente, vogliamo la Pace.

Però non vogliamo pagare per la miopia strategica del nostro Paese.

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