La transizione energetica e il nuovo ordine geopolitico globale
- Valerio Lall
- 6 mar
- Tempo di lettura: 6 min
Negli ultimi anni, la transizione energetica è diventata una delle sfide più urgenti e ambiziose per le nazioni di tutto il mondo. Questo cambiamento, spinto dalla necessità di contrastare il cambiamento climatico e di ridurre le emissioni di gas serra, non è solo una questione ambientale, ma un processo che sta ridisegnando profondamente gli equilibri geopolitici globali. La lotta per le risorse critiche, le nuove dinamiche economiche e la ridefinizione delle relazioni internazionali sono solo alcuni degli aspetti che emergono in questa transizione.

Verso un Mondo Meno Dipendente dai Combustibili Fossili
Per decenni, il petrolio e il gas naturale hanno dominato le relazioni geopolitiche, ponendo i paesi produttori al centro delle decisioni globali. Stati come l'Arabia Saudita, la Russia e il Venezuela hanno costruito gran parte della loro influenza internazionale sul controllo di queste risorse. Tuttavia, con il passaggio a fonti rinnovabili come il solare e l'eolico, questa dinamica è destinata a cambiare radicalmente.
Il calo della domanda di combustibili fossili potrebbe avere conseguenze economiche significative per i paesi che dipendono fortemente dalle esportazioni di petrolio. Ad esempio, l'Arabia Saudita, nonostante stia diversificando la sua economia con il piano Vision 2030, potrebbe affrontare difficoltà finanziarie nel lungo termine se non riuscirà a ridurre la propria dipendenza dalle entrate petrolifere. Allo stesso tempo, la Russia, uno dei principali fornitori di gas naturale all'Europa, sta già affrontando una diminuzione della sua influenza, aggravata dalle sanzioni internazionali e dalla ricerca europea di alternative energetiche.
Peraltro, L'Agenzia Internazionale dell'Energia (IEA) prevede che la domanda globale di petrolio raggiungerà il picco entro il 2030, per poi diminuire rapidamente con la diffusione delle tecnologie verdi.
I Minerali Critici: Il Nuovo Oro Nero
Se il petrolio è stato il motore della geopolitica del XX secolo, i minerali critici potrebbero diventarlo nel XXI secolo. La transizione energetica richiede grandi quantità di materiali come litio, cobalto, nichel e terre rare, essenziali per la produzione di batterie, turbine eoliche e pannelli solari. Tuttavia, la distribuzione di queste risorse è altrettanto disomogenea quanto quella dei combustibili fossili, creando nuove dipendenze e tensioni geopolitiche.
Ad esempio, il litio, noto come "oro bianco" della transizione energetica, è concentrato principalmente in pochi paesi, come il Cile, l'Argentina e la Bolivia (noti come il "Triangolo del Litio"),mentre gran parte del cobalto proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, un paese instabile politicamente e socialmente. La Cina, da parte sua, controlla oltre il 60% della produzione mondiale di terre rare e domina la catena di approvvigionamento per molte tecnologie verdi. Questo ha posto Pechino in una posizione strategica che le consente di esercitare un'influenza significativa sulla transizione energetica globale.
Il Ruolo della Cina nella Transizione Energetica
La Cina è emersa come uno dei principali attori nella transizione energetica globale. Non solo è il più grande produttore e consumatore di energia rinnovabile al mondo, ma domina anche la produzione di pannelli solari, turbine eoliche e batterie per veicoli elettrici. Questo dominio non è casuale: è il risultato di investimenti massicci in ricerca e sviluppo, politiche industriali mirate e una strategia a lungo termine per ridurre la propria dipendenza dal carbone e aumentare la sua influenza globale.
Tuttavia, il controllo cinese sulle catene di approvvigionamento critiche ha suscitato preoccupazioni in molti paesi occidentali. Gli Stati Uniti e l'Unione Europea stanno cercando di diversificare le loro fonti di approvvigionamento e di ridurre la dipendenza dalla Cina, ma costruire infrastrutture alternative richiede tempo e investimenti significativi. Nonostante ciò, non mancano gli sforzi da ambo le parti nel cercare di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. Recentemente, il Critical Raw Materials Acteuropeo e l'Inflation Reduction Act degli Stati Uniti hanno stanziato miliardi di dollari per lo sviluppo di catene di approvvigionamento alternative.
Comunque sia, questa competizione tecnologica e industriale rischia di intensificare le tensioni tra Cina e Occidente, aggiungendo un ulteriore elemento di complessità alla geopolitica globale.
Gli Effetti sulla Stabilità dei Paesi Produttori
La transizione energetica pone una sfida particolare per i paesi produttori di combustibili fossili, molti dei quali dipendono economicamente dalle esportazioni di petrolio e gas. La riduzione della domanda globale di queste risorse potrebbe portare a crisi economiche, instabilità politica e conflitti interni.
Ad esempio, paesi come il Venezuela, già alle prese con una grave crisi economica, potrebbero affrontare ulteriori difficoltà nel trovare un modello economico alternativo. Allo stesso modo, la Nigeria, uno dei principali produttori di petrolio in Africa, rischia di vedere una diminuzione delle entrate governative, con potenziali ripercussioni sullo sviluppo economico e sociale.
In questo contesto, la cooperazione internazionale sarà cruciale per aiutare questi paesi a diversificare le loro economie e adadattarsi alla nuova realtà energetica. Tuttavia, le risorse finanziarie e politiche necessarie per farlo potrebbero essere limitate, specialmente in un momento in cui le nazioni più ricche stanno affrontando le proprie sfide legate alla transizione.
Cooperazione o Competizione?
La transizione energetica presenta sia opportunità che rischi per la cooperazione internazionale. Da un lato, affrontare il cambiamento climatico è una sfida globale che richiede uno sforzo congiunto. Accordi internazionali come l'Accordo di Parigi rappresentano passi importanti verso una maggiore cooperazione, ma le tensioni geopolitiche rischiano di minare questi sforzi.
Ad esempio, la competizione per il controllo delle tecnologie verdi potrebbe portare a nuove guerre commerciali, simili a quelle già viste tra Stati Uniti e Cina nel settore tecnologico con la guerra dei chip. Allo stesso tempo, la corsa per assicurarsi l'accesso ai minerali critici potrebbe innescare conflitti in regioni ricche di risorse, come l'Africa subsahariana o il Sud America.
D'altro canto, si può auspicare che la transizione energetica portianche ad incentivare nuove forme di cooperazione. Ad esempio, la creazione di partenariati per lo sviluppo di tecnologie rinnovabili o l'istituzione di meccanismi di condivisione delle risorse, le qualipotrebbero aiutare a ridurre le tensioni e promuovere un approccio più equilibrato e sostenibile.
Il Ruolo dell’Europa
In questo panorama complesso, l’Europa sta cercando di ritagliarsi un ruolo di leadership nella transizione energetica. L’Unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 e sta investendo massicciamente nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica e nella mobilità elettrica.
Tuttavia, l’Europa deve ancora affrontare sfide significative. La dipendenza da fornitori esterni per molte risorse critiche rappresenta una vulnerabilità, mentre la transizione energetica potrebbe aumentare le disparità economiche tra i paesi membri, con quelli più poveri che potrebbero avere difficoltà a sostenere i costi del cambiamento.
Inoltre, l’Europa si trova in una posizione delicata nella competizione tra Stati Uniti e Cina. Com’è stato recentemente sottolineato dal Parlamento Europeo, la UE, pur essendo tradizionalmente alleata degli Stati Uniti, deve trovare il modo di mantenere un’autonomia strategica per evitare di essere trascinata in un conflitto tra le due superpotenze.
Conclusione
La transizione energetica rappresenta una delle sfide più importanti e complesse del nostro tempo. Non si tratta solo di una questione tecnica o ambientale, ma di un processo che sta ridisegnando profondamente il panorama geopolitico globale. Mentre il mondo si sposta verso un futuro meno dipendente dai combustibili fossili, emergono nuove tensioni legate al controllo delle risorse critiche e alla competizione tecnologica.
Al tempo stesso, la transizione energetica offre un’opportunità unica per ripensare le relazioni internazionali e costruire un sistema globale più equo e sostenibile. Tuttavia, raggiungere questo obiettivo richiederà una cooperazione senza precedenti, nonché la volontà di affrontare le disuguaglianze e i conflitti che inevitabilmente emergeranno lungo il cammino. Il futuro geopolitico dipenderà da come le nazioni sapranno bilanciare competizione e collaborazione in questa cruciale fase di transizione
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