Cinque Maggio 1821: a Sant’Elena si spegne Napoleone Bonaparte.

Nato in Corsica da famiglia italiana, comincia giovanissimo la carriera militare e viene posto alla guida della Campagna d’Italia e poi d’Egitto. Al suo ritorno, il 18 Brumaio 1799, Napoleone rovescia il Direttorio e diventa Console con Sieyes e Ducos. Nel 1804, in una solenne cerimonia nella Basilica di Notre-Dame, viene incoronato “Imperatore dei Francesi”.
L’Impero napoleonico si impose come egemone sull’Europa continentale, sottomettendo tutti i potenziali rivali. La “Grand Armée” per vent’anni marciò dalla Spagna alla Polonia, respinse ben cinque coalizioni nemiche fino alla disfatta in Russia e alle sconfitte di Lipsia e Waterloo.
Oltre che eroico condottiero, Napoleone fu profondo innovatore: a lui si devono riforme di licei e politecnici, riorganizzazione amministrativa, accesso per merito alla burocrazia. Il Codice Napoleonico garantì uguaglianza davanti alla legge e tutela della proprietà privata. Lasciò il segno nelle arti e nelle scienze, con la riscoperta dell’Oriente e la nascita dell’egittologia. «In fondo, dell’Impero abbiamo rifiutato le cose peggiori, e dall’Imperatore abbiamo conservato le cose migliori.», commentò Emmanuel Macron a 200 anni dalla sua morte.
«Quest’anima del mondo» – così Hegel descrisse Napoleone a Jena –, era leggenda già in vita: rifiutò gli eccessi del Terrore, conservando però lo spirito più rivoluzionario del 1789. Detronizzando i monarchi assoluti, cambiò per sempre il destino dell’Europa e aprì la strada agli ideali universali di Libertà e Indipendenza dell’Ottocento.
Matematico o stratega, conquistatore o pacificatore, despota assoluto o liberale illuminato, conservatore o rivoluzionario? «Ai posteri l’ardua sentenza», scrisse il Manzoni nell’Ode a lui dedicata – Cinque Maggio, appunto.
Citando sempre Macron, raccogliamo una preziosa lezione sull’amore e il rispetto della propria storia, senza “tentazioni anacronistiche” o revanscismi: «Una nazione riceve le eredità senza un testamento, da popolo libero. “Da Clodoveo al Comitato di Salute Pubblica rivendico tutto”, diceva Napoleone. Anche noi, oggi, rivendichiamo tutto.»
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