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Immagine del redattoreEdoardo Cei

Conferenza di Jalta: quali conseguenze?.

La conferenza di Jalta, svoltasi dal 4 all’11 febbraio 1945 nel Palazzo Livadija, rappresentò un momento cruciale del Novecento. I capi di stato delle maggiori Potenze Alleate - Stalin, F. D. Roosevelt e Churchill - discussero temi cruciali per l’esito della guerra e per la ricostruzione dell’ordine internazionale a seguito della sconfitta dell’Asse. In questo periodo, l’URSS godeva di una posizione militare predominante, con l’Armata Rossa a soli 80 chilometri da Berlino, mentre le potenze occidentali, dopo la vittoria nella Battaglia delle Ardenne, erano distanti più di 700 chilometri dalla capitale tedesca.


Le decisioni prese a Jalta furono di fondamentale importanza. Venne concordata la resa incondizionata della Germania, seguita dalla denazificazione e dallo smembramento del Terzo Reich, portando alla creazione di due territori autonomi, uno sotto controllo occidentale e l’altro sotto egemonia sovietica. Inoltre, venne sancita la libertà del continente europeo, con l’invito a elezioni democratiche nei territori precedentemente occupati dai nazisti.

Oltre a ciò, Stalin accettò di entrare a far parte dell’ONU e per la prima volta si palesò l’idea di dar vita ad un Consiglio di Sicurezza, composto dalle sole potenze vincitrici della Seconda guerra mondiale. L’accordo riguardante la Jugoslavia prevedeva la fusione tra il governo di Tito e quello monarchico in esilio, con la creazione di uno stato slavo unitario. In più, l’URSS avrebbe dovuto dichiarare guerra al Giappone entro tre mesi dalla sconfitta tedesca e in cambio avrebbe ottenuto una parte dell’isola di Sachalin, le isole Curili e il controllo informale di alcuni porti cinesi.

Alcuni considerano le decisioni prese a Jalta come l’embrione della Guerra Fredda e della divisione europea in blocchi contrapposti, attribuendo principalmente all’espansionismo sovietico questa situazione. Altri, invece, vedono la conferenza come l’apice della collaborazione tra le potenze vincitrici, sostenendo che le tensioni successive furono più il risultato di sviluppi successivi e decisioni occidentali che non di quanto stabilito a Jalta.

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